Pagina:Vivanti - I divoratori, Firenze, Bemporad, 1922.djvu/321


i divoratori 309

Nancy pensò ancora che sarebbe meglio essere là, tra suo padre e sua madre, tranquilla e al buio: fuori dalla lotta, dalle paure e dalle tristezze.

Il capitano parlò del tempo, poi, con un sorriso benevolo, passò oltre.

E lo Sconosciuto — che non sapeva nulla di Nervi — parlò:

— Mi piacque tanto la vostra prima lettera, povera piccola lettera sincera, su quella misera carta! Dicevate di essere vestita di bruno. Vi vedevo nel vostro meschino abito scuro — doveva certo essere meschino! e mi piacque l’idea di poter forse, con un po’ di denaro, fare qualche cosa d’inaspettato e di gradito... E trovai cara e ingenua la lettera in cui dicevate con tanta veemenza di non essere Miss Brown!... Poi cominciarono le menzogne.

Nancy tremò. Sulla costa passava rosseggiante l’Hôtel di Quinto. La riva pareva scorrere rapida e piana in senso inverso a loro.

— Come avete potuto pensare che io, che conosco New York, crederei alle tende di broccato rosa nei numeri alti, trecento e tanti, della East 82.ma Strada? Da questo ho capito che non eravate un’americana, perchè avreste saputo che i numeri delle strade di New York narrano da sè la loro storia. Una forastiera, dunque, e povera... Poi le vostre lettere mi dissero che eravate una creatura fantastica e solitaria, oh sì! molto solitaria, perchè altrimenti non avreste avuto il tempo di scrivere tanto; una piccola bugiarda molto colta, molto intelligente, che cita i poeti, che sceglie la frase alata e l’aggettivo raro... — Tacque un istante. Indi fissandola in viso proseguì: — Poi, quando ho saputo che avevate una bambina...

— Oh, — esclamò Nancy, e subito le lagrime le scaturirono dagli occhi. — Voi sapete di Anne-Marie!

— Io so di Anne-Marie. Ho anche una sua fotografia.