Pagina:Vivanti - I divoratori, Firenze, Bemporad, 1922.djvu/32

20 annie vivanti


— Veramente, ho pensato qualche volta che desidererei... che fosse... un genio!

Ed esprimendo questo audace pensiero, Valeria arrossì.

Edith approvò col capo, serenamente. La signora Avory guardò dubbiosa la figuretta della sua nipotina, intenta ora a tirar giù la tovaglia per arrivare ai salterelli. La piccola Nancy s’accorse subito di quello sguardo indulgente e si avvicinò alla nonna.

— Turami le orecchie, — disse, — e dammi un altro di quei dolci che fanno pum.

La signora Avory con mano carezzevole aggiustò il nastrino celeste che fermava in cima alla piccola testa il ciuffo di ricci neri.

— Perchè vuoi che ti turi le orecchie? — chiese sorridendo.

— Perchè i dolci col pum mi fanno paura.

— E allora perchè li vuoi?

— Perchè mi piacciono.

— E perchè ti piacciono?

— Perchè mi fanno paura, — disse Nancy, con un adorabile sorriso. Tutti trovarono questa risposta straordinariamente profonda, e la conversazione ritornò sull’argomento del genio di Nancy.

— Certo, — osservò Edith, — avrà talento per la pittura. Suo padre, povero caro Tom! era un paesista meraviglioso. E credo che anche nella figura abbia fatto delle bellissime cose. Vero, Valeria?

Ma Valeria aveva nascosta la faccia nelle mani e scoteva la testa:

— Oh Dio! spero di no; spero di no! — singhiozzò, e subito le lacrime le piovvero dagli occhi.

La mite signora Avory parve ferita e addolorata.

— Ma perchè no, Valeria? — domandò. — Non ne-