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304 | annie vivanti |
— Non chiedo questo, — diss’egli. — Voglio sapere dove volete andare domani, o domani l’altro, o tra otto giorni. Non vorrete mica stare a Parigi eternamente?
Con un lieve sussulto Nancy lo guardò. Disse:
— Oh... — e poi ripetè: — Oh!... davvero? — guardandolo con occhi dubbiosi.
— Non mi guardate come se fossi il ragno, o il leone, o il temporale, — disse lui. — Ditemi piuttosto se esiste un luogo al mondo dove avete desiderio di andare. E quando? E come? E con chi?...
Gli occhi le si empirono di fervide lagrime.
— Vorrei andare in Italia, — disse. — C’è un paese, bianco nel sole, sospeso sopra il Mediterraneo,... come una Naiade timida che bagni il piede nel mare...
Il Selvaggio, inglese e positivo, disse:
— Geograficamente, si chiama...?
— Porto Venere, — disse Nancy.
Il Selvaggio, che aveva letto «Elle et Lui», sorrise.
— Va bene, — disse. — E poi?
— Vorrei, — balbettò Nancy, col respiro breve per l’agitante, per l’incredibile gioia, — vorrei fermarmi anche un giorno o due a Milano... a vedere delle persone care...
— E poi?
— Oh... e poi, vorrei andare in Isvizzera! solo in uno o due piccoli posti che ricordo: Splügen, Sufers, la Via Mala...
— E poi? — disse lui, aspettando altro.
— E poi, oh! a Napoli! a Napoli!... Ma più di tutto vorrei andare a Porto Venere!
Egli annuì col capo.
— Quando volete partire?
— Domani, — disse lei.
— E come? In treno? In automobile? o per mare?