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i divoratori 303

lo mise sul tavolo. Guardò in tutte le altre divisioni, contemplando pensosamente un biglietto di tram e una medaglietta della Madonna del Monte.

Rimise questi nel portamonete, lo chiuse e lo rese a Nancy. I venti franchi se li mise in tasca.

— Adesso usciamo, — disse. — Ho ordinato una victoria per le due. Andate a vestirvi.

Nancy, come in sogno, si alzò, traversò il vasto Hall, e salì in ascensore al suo appartamento. Si appuntò in testa il grande cappello, prese mantello e guanti, e arrivò a riprendere l’ascensore che appunto tornava dal piano superiore.

Quando egli la vide disse in tono d’approvazione:

— Avete fatto presto; — e insieme uscirono dall’Hôtel.

Il portiere con profusione di inchini li accompagnò all’aspettante victoria, ed i bei cavalli partirono a trotto sciolto per i Boulevards e verso l’Etoile.

Egli le fece molte domande durante il tragitto, ed ella, rispondendogli, fu per quanto le era possibile Quella delle Lettere. Egli le chiese di Montecarlo, e Nancy fu contenta di poterne parlare con profonda conoscenza, accennando con disinvoltura ai sistemi e al Café de Paris.

— Vi piacerebbe tornarvi? — chiese lui.

— Oh sì! — esclamò Nancy congiungendo le mani, delicatamente inguantate di suède viola chiaro.

Poi i suoi pensieri vagarono lontano, ed ella fece mentalmente una piccola preghiera per Anne-Marie.

La carrozza entrava nel Bois quando il suo compagno le disse:

— Dove vorreste andare?

Nancy rispose:

— Ma va bene qui! Il Bois è bellissimo.