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294 | annie vivanti |
E Nancy cercò di immaginarsi la sua prima frase. Forse, dopo un lungo silenzio, direbbe con voce profonda e fremente: «Sì! siete voi la Donna dei miei sogni!» Questo sarebbe gentile e piacevole. O allora: «Ah, Eva! Eva! Quanto vi ho sospirata!» Ecco, ciò darebbe subito il tono giusto alla conversazione. O — chi sa? — forse in tono più gaio, stendendo ambe le mani: «Dunque è questa, Nancy?... Vi ho sempre sognata così, con una fossetta nel mento!» Ciò sarebbe delizioso e originale.
Quante ore notturne vegliò Nancy pensando a queste Prime Parole!... e rivoltandosi nella stretta cuccetta, rigirando il cuscino per sentirne il fresco sulla guancia accaldata, Nancy palpitò e tremò, sorrise e si disperò, pentita un istante, beata l’altro, finchè il grande piroscafo premette cigolando il fianco contro i pilastri del porto di Havre.
Nancy arrivò a Parigi alle tre del pomeriggio. Salì in vettura, e si fece condurre all’Hôtel Continental. Prese un appartamento che costava ottanta franchi al giorno: un salotto tutto a delicate tinte verde chiaro e grigio tenero, che pareva visto traverso l’acqua; e accanto, una sfarzosa camera da letto in rosso e oro, tutta rilucente di specchi che parevano aspettare con deferenza l’elaborata toletta.
Nancy sorbì nervosamente il thè, tanto per attenersi al suo programma. Poi tentò di riposare. Ma non le fu possibile dormire. Alle quattro e mezzo il biglietto che doveva essere mandato alle otto meno un quarto era già scritto. E Nancy principiò l’elaborata toletta.
Pensò dapprima a far venire il parrucchiere; poi ricordò che i parrucchieri le avevano sempre accomodato i capelli tutto a rotoli e attorcigliamenti, che le facevano una testa come una focaccia, a cui il suo viso non pareva affatto appartenere. Dunque si pettinò da sè, alla Carmen, coi capelli divisi da una parte. Le parve che