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i divoratori 291


Erano alla porta. Dietro preghiera di Nancy, nessuno era venuto fuori a salutarle. Ma tutti i pensionanti ch’erano in casa stavano ad osservarle dietro le tende del salotto.

— Allora, cosa ti piace per il tuo dessert? — disse Fräulein scendendo la breve gradinata di sasso a fianco della piccina; Nancy, sola, veniva dietro a loro.

— Mi piacciono le caramelle per la tosse, — disse Anne-Marie, — e le sardine; e la gelatina di fragole. E niente altro, — soggiunse, recisa; mentre il chasseur e la cameriera che aspettavano sul marciapiedi, la issavano nella carrozza.

Fräulein entrò dietro a lei con i molti pacchi; e il cagnolino abbaiò vedendo i sorci.

— Addio, Anne-Marie! Addio, mio amore, — disse Nancy, soffocando il pianto, e sporgendosi a baciarla, con grande difficoltà, traverso Fräulein, e il violino, e i sorci che Fräulein teneva in grembo. — Iddio ti benedica. Iddio ti guardi e ti protegga, bimba mia adorata!

Il cane abbaiava in modo assordante. Il chasseur chiuse lo sportello, e la carrozza partì.

Nancy tornò indietro. Lentamente ella salì le scale, e rientrò nelle stanze abbandonate.

XV.

Peg e George la accompagnarono al battello — Peg, eccitata e chiaccherina, e George depresso e silenzioso.

Nel suo tetro ufficio nella città bassa George si era recentemente sentito più poeta che commesso. Ed ora la sua anima era tutta una elegia. — Ella partiva! Ella se