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286 | annie vivanti |
le tue poche cose? Il vestito bleu marino va benissimo per il viaggio. Poi, hai quello grigio e nero a righette che non ti sta molto bene, ma è serio. È proprio quel che ci vuole.
— Credi? — sospirò Nancy.
— Ma sicuro, — disse Fräulein, — per andare a parlar d’affari bisogna essere vestita in modo adatto. Guai se tu arrivassi lì in tolette frivole ed eleganti... Non ti prenderebbero sul serio. No, no, tu devi essere una donna metodica e inflessibile: anche nel vestire.
— Già, — disse Nancy, con un pallido sorriso.
Appena Fräulein fu partita, Nancy scrisse un bigliettino a George.
George venne l’indomani, all’ora della colazione, e domandò di lei.
Nancy lasciò a tavola Anne-Marie — che mangiava con molte smorfie l’«oxtail soup», una broda nera e glutinosa, — e s’affrettò a entrare nel salotto dove George, timido e lungo, la aspettava.
— George, — disse Nancy, trattenendo fra le sue la mano fredda e umidiccia del giovane, — ho bisogno di denari. Di molti denari.
La stretta di George si rallentò, ed egli ritirò la mano da quella di Nancy. Poi si tirò pensoso la barbetta, recente e non riuscitissima, che aveva coltivato sul mento fuggente.
— Allora, indovino, — disse George, coll’intercalare americano, — indovino che bisognerà darvene.
— Ma me ne occorre tanto! — disse Nancy, — Duecento o trecento dollari, o quattrocento...
— «Stop»! — disse George. — Se andate avanti così non posso starvi dietro.
E tornò a tirarsi la barba.
— Oh George! Come siete buono! come siete caro!