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i divoratori | 17 |
mento di Hannah, chiuse il libro di «Roman Law», e andò a passare la giornata, con un amico, sul Tamigi.
Hannah gettò il biglietto di visita nella secchia del carbone, e la cuoca all’indomani lo bruciò.
Ecco tutto.
Aprile portò alla bambina un piccolo dente.
Maggio gliene portò un altro, e le increspò sulla nuca i fini capelli.
Giugno le tolse i bavaglini e le diede un sorriso a fossette, copiato da quello di Valeria.
Luglio le mise sulle labbra una parola o due.
Agosto la piantò dritta ed esultante, con le spalle al muro; e Settembre la mandò coi piedini barcollanti a cadere nelle braccia tese della mamma.
I suoi nomi erano Giovanna Desiderata Felicita.
— Non posso tenere a mente tutti quei nomi, — disse il nonno. — Chiamatelo Tom.
— Ma nonno, è una bambina! — disse Edith.
— Lo so bene. Me l’hai già detto, mi pare, — disse il vecchio un po’ stizzito.
Da che v’era tanto chiasso in casa egli era diventato impaziente ed irritabile.
— Sì, caro nonno, sì, — disse la signora Avory, accarezzando dolcemente la mano del vecchio; — dirai tu il nome che preferisci. Quale è il nome di ragazzina che credi di poter tener a mente?
— Nessun nome. Nessuno affatto, — disse il vecchio.
— Suvvia, caro, suvvia! — disse la signora Avory. — Puoi ben ricordarti «Anna», non ti pare? o «Maria».
— No. Non posso, — disse il nonno.
Allora Edith suggerì il nome «Giulia». E Valeria propose «Camilla». E Florence, che stava mettendo la tavola, disse:
I Divoratori | 3 |