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264 | annie vivanti |
— Bel tipo! — disse Peg, un poco offesa, dopo un altro vano tentativo di baciare Anne-Marie, che teneva nascosto il viso nelle mani.
— Non le piacciono gli addii, — spiegò Nancy.
E, per consolare Peg, l’abbracciò affettuosamente, rammentandole la sua promessa di venire a trovarle.
— Arrivederci presto a Lexington Avenue!
La carrozza partì. Minna aveva già contato e ricontato sulle dita i bagagli che avevano, quelli che avrebbero dovuto avere, e quelli che ricordava di aver dimenticato — quando Anne-Marie tolse le mani dal visetto acceso.
— Mi piacciono, sì, gli addii, — disse in tono indignato. — Ma perchè quella brutta Peg ti ha detto che era un rospo che suonava la musica iersera?
Nancy la confortò, dicendo che non importava.
— Ma sì, importa, — disse Anne-Marie. — Non voglio che lo abbia detto.
— Non lo dirà più, — disse Nancy.
— Ma adesso l’ha detto, — disse Anne-Marie, — e non voglio che lo abbia detto!
E la sua disperazione era grande.
Nancy cercò di distrarla, parlando della bella casa nuova in cui si andava, e dove nella loro stanza c’era un tappeto rosso e un balcone.... Ed eccole arrivate! Sulla gradinata davanti alla casa le aspettava già un ricciuto e impertinente «chasseur» in berretto gallonato, che le aiutò a scendere dalla carrozza e fu rude e ruvido col policeman, afferrandolo per l’unica gamba; e nel portar su la gabbia dei sorci giapponesi, si tenne ostentatamente turato il naso. Ciò divertì assai Anne-Marie. Quando poi ella vide la stanza piena di sole, e il tappeto rosso, dimenticò la storia del rospo e fu felice.
All’ora del lunch scesero nella sala da pranzo e sedettero a un lungo tavolo con molte altre persone.