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254 | annie vivanti |
E a mezzodì ripassò davanti ai grandi cancelli aperti. E si fermò di fuori, a guardare.
La belle qui veut, |
Finalmente — quando era già sera — la Bella si disse: «Ora entrerò».
Ma arrivata davanti al giardino, trovò che i cancelli erano chiusi!
La belle qui veut, |
Così chiacchierava piano la pendola sbattendo via il tempo in fretta e furia. E Nancy l’ascoltò. D’un tratto, come per la prima volta, comprese, sentì che la vita passava, che passava rapida e irrichiamabile, e che lei, Nancy, non viveva! Lei era qui, chiusa col morto signor Johnson, ed era morta come lui.
Una subitanea selvaggia eccitazione la invase, come una improvvisa folata di vento, come una fiamma impetuosa che le divampasse in cuore: e Nancy si coprì il volto con un gemito di creatura ferita. Tutto il rimpianto per il suo ingegno sciupato, tutto lo sdegno contro l’avvilente esistenza, tutto l’odio per la povertà che la mutilava, la schiacciava, l’annichiliva, proruppe in quel lamento, tosto soffocato per non svegliare Anne-Marie che dormiva nella stanza vicina.
Ma che cosa faceva lei chiusa qui, come una belva in gabbia?