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252 | annie vivanti |
sconosciuto — lo cingerebbe, lo attorciglierebbe di frasi fini e fiammanti....
Nancy sospirò. Si alzò, e andò al tavolino di bambù, storto e zoppicante; ivi, su un piatto rotto, stava il calamaio; e la vecchia penna d’avorio vi giaceva in demoralizzata familiarità con un portapenne rosso di Anne-Marie.
Nancy prese un foglio della povera carta da lettere rigata di cui si serviva quando doveva domandare in prestito una casseruola a Frau Schmidl, o pregare Mrs Johnson di pazientare qualche giorno. E scrisse:
- Mio signore,
«I fiori hanno sbagliato. Sono venuti da me, che non ero vestita di celeste.
«La mia veste era bruna».
Sottolineò l’umile parola inglese «brown», e non mise firma.
Però, rileggendo la lettera di lui, e notando che egli diceva d’essere triste e selvaggio e solitario, aggiunse il suo indirizzo.
Egli rispose.
Scrisse sulla busta: Miss «brown», e l’indirizzo ch’ella gli aveva dato. Riconoscendo la scrittura, ella accettò, arrossendo, la lettera dalle mani del postino.
Lo Sconosciuto scriveva:
«Cara fanciulla non vestita di celeste, tornatemi a scrivere....»
Ed ella gli scrisse subito per dirgli che davvero non gli avrebbe scritto mai più.
Allora egli rispose, ringraziandola, e chiedendo se ella non fosse per caso quella tale Miss Brown che egli aveva