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244 | annie vivanti |
— Cos’è quel pezzo di musica che era bello?
Peg rise, ma non seppe dire a quale pezzo alludesse Anne-Marie.
— Ma sì, ma sì, — diceva Anne-Marie nel buio, — un pezzo diverso dagli altri. Un pezzo molto bello.
E poichè la piccina insisteva, Peg disse che andrebbe a domandarlo a suo fratello.
Tornò pochi minuti dopo, accompagnata da un giovane lungo e timido, che venne presentato a Nancy col nome di George.
Anne-Marie intanto continuava a chiamare dalla sua camera domandando il pezzo che era bello; e finalmente George tornò nel suo appartamento, lasciando le porte aperte, e suonò tutta la musica del suo repertorio.
Ma il «pezzo che era bello» non era fra questa, e Anne-Marie si agitò molto.
Peg, e anche Nancy, dissero:
— L’avrà sognato!
Ma Anne-Marie, alla prima nota di ogni nuovo pezzo che George cominciava con molta espressione e molto pedale, gridava:
— No, no, no! Non è quello! Non è quello! Non suonate più! Non voglio sentire quello!
E finalmente pianse e divenne tanto cattiva, che per castigo le due gambe posteriori dell’orso, che ella non aveva avuto ancora il tempo di mangiare, le furono portate via.
Peg e George rimasero un’ora e furono molto cordiali; e partendo promisero di ritornare un’altra sera.
Anche loro vivevano soli. I loro genitori avevano un rancio di pecore nel Dakota.
— Putrido paese, il Dakota, — disse George. — Tutto erba e vento. Per me, non c’è che New York.
E con una stretta di mano presero commiato.