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236 | annie vivanti |
Ma Anne-Marie non era destinata ad essere poeta. Nei piccoli libri bianchi e rosa che le mamme credono di creare, il Racconto è già scritto prima ancora che essi giungano nelle tenere mani materne. E Anne-Marie non doveva essere poeta.
Ma ancor sempre a Nancy il fuoco sacro bruciava il cuore, e correva come fiamma liquida nelle vene. Ella si diceva:
— Adesso non è possibile ch’io lavori al mio Libro. Il Libro deve aspettare finchè Anne-Marie non avrà più bisogno ogni momento di me. Ma frattanto posso scrivere delle poesie! Posso scrivere un ciclo di poesie intorno ad Anne-Marie. Li chiamerò «Poemi di Puerizia»....
Allora con occhio d’artista Nancy si pose a osservare la sua figliuoletta, seguendola con lo sguardo penetrante, gettando sovra l’inconscia testolina bionda il cilestre velo dell’idealità, e scrutando i limpidi occhi infantili per trovarvi la sorgente di frase novella o di simbolo felice. Voleva porla come una statuetta neoterica in cima a un sonetto; voleva fissarla e immortalizzarla in qualche rara posa arcaica.
Ma Anne-Marie era la creatura del suo ambiente. Anne-Marie metteva degli abiti foggiati e cuciti da Minna; e portava in testa un piccolo e piatto cappello rosa che pareva un coperchietto.
Anne-Marie aveva parlato italiano come una principessina di Toscana; ma il suo inglese, imparato dai tedesco-americani della Settima Avenue e dell’82.ma Strada, era un idioma orrido e grottesco. Ogni volta che Anne-Marie apriva la piccola bocca soave, ne uscivano delle frasi che erano come dei pugni nel cuore a Nancy. Invano le aveva ella raccontato la storia della principessa stregata a cui, quando parlava, saltavano fuor dalla bocca i ranocchi; mentre sua sorella, la principessa buona, aveva