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i divoratori | 235 |
Ma Anne-Marie era refrattaria alla poesia. Lunghe spiegazioni ed esempi, quali: «core» e «amore»; «pianto» e «incanto»; «finestra» e «minestra», lasciarono Anne-Marie sbalordita e irritata.
Nancy la carezzò, paziente.
— Prova a dire una rima anche tu, una sola! Di’, tesoro, di’: cosa fa rima con «stella»?
No. Anne-Marie non sapeva cosa facesse rima con stella.
— Ma «bella», s’intende, bimba mia cara! E adesso dimmi una parola che faccia rima con «cara»!
— «Bella», disse Anne-Marie.
— Ma no, ma no! Pensa un pochino che cosa fa rima con «cara»?
Anne-Marie riflettè.
— «Verdura»? — disse finalmente, memore della cucina di Frau Schmidl.
Nancy gemette.
— Ma no, ma no, tesoro! Pensa: una cosa quando non è dolce è...? trova, trova la rima con «cara»!
— «Carissima»! — gridò Anne-Marie, trionfante.
E fu subito abbracciata e baciata.
— Ah! vorrei che tu fossi poeta, Anne-Marie, — disse sua madre spingendole indietro dalla fronte i biondi capelli.
— Perchè? — disse Anne-Marie, dimenandosi per sfuggirle.
— I poeti sono immortali; vuol dire che non muoiono mai, — disse Nancy, lieta di porre una immagine nel piccolo libro bianco e rosa.
— Allora sarò un poeta, — disse Anne-Marie che conosceva la morte per aver sotterrato nel cortile dei Schmidl un gatto morto e per averlo scavato fuori un paio di giorni dopo per vedere com’era.