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224 | annie vivanti |
titoli che le davano una meschina rendita di duecento lire al mese, amministrati dallo zio Giacomo con la massima puntualità; rendita che ella, con la stessa puntualità, pagava alla zia Carlotta in compenso del suo vitto e alloggio. Si riserbava, scusandosene, trenta o quaranta lire ogni mese per le modeste sue spese personali.
Quando ricevette quella lettera da New York, Valeria si chiuse in camera per leggerla.
E quando l’ebbe letta s’inginocchiò davanti alla Madonna dal viso di zingarella del Reni. La Madonna doveva aiutare Nancy.
Anche lei, Valeria, doveva aiutare Nancy. Lo zio Giacomo non darebbe nulla che potesse cadere nelle mani di Aldo. Carlo, meno che nulla. Non farebbe che rimproveri e recriminazioni. Nino avrebbe pur dato, ma non aveva nulla da dare. La zia Carlotta avrebbe forse prestato cinquecento lire con grande difficoltà, e molti ammonimenti.
Non restava dunque a Valeria che una cosa da fare: avrebbe venduto qualcuno dei suoi titoli di rendita, e si sarebbe contentata di un’entrata un po’ minore per qualche anno. Bisognava pur mandar denari a Nancy!
Dunque Valeria si vestì per uscire; mise il cappello colle viole, la giacca di seta nera colla cravatta di pizzo; i guanti neri di suède; poi prese l’ombrellino e la borsetta di cuoio viola, e uscì ad affrontare una inevitabile e certo tempestosa intervista con lo zio Giacomo.
L’intervista fu infatti tempestosa. Il vecchio pativa l’asma, e il suo carattere non aveva migliorato coll’andar degli anni. Valeria tremava e piangeva per paura che l’ira ch’ella gli cagionava potesse fargli del male alla salute; ed era straziata da rimorsi mentre raccontava allo zio delle oscure menzogne per giustificare la sua necessità di denaro.
Sapeva che se avesse detto che era per Aldo, lo zio