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i divoratori 223


— No, — disse Aldo, guardandola bene in faccia coi suoi begli occhi di velluto luminoso.

— Oh, vi credo, vi credo! — disse ella, stendendogli con impulso quasi affettuoso ambe le mani. — Del resto Mammà, che conosce gli uomini, m’ha detto: «Non aver paura. Quello lì è di buona pasta! È proprio quel che Dio fece!»

Aldo rise, non sapendo se essere offeso o lusingato.

— Ed ora, — diss’ella solennemente, — per lo spavento salutare che avete messo addosso a Bertie, e per il bene che avete fatto a me, vi permetto di baciarmi.

Alzò la piccola bocca, rosea e stretta — e Aldo, ridendo un poco, la baciò.


— Sono contenta d’aver baciato un conte, — disse fra sè la piccola Van Osten, scendendo lesta e leggiera le scale.

VIII.

In una lucente giornata autunnale Valeria, a Milano, in casa della zia Carlotta con cui viveva, ricevette la lettera di Nancy, la triste lettera scritta a New York durante quelle prime settimane di angoscia e di miseria.

La fine della lettera era lieta e piena di speranza. Aldo aveva una occupazione dignitosa e rimunerativa. Anne-Marie stava bene. Dunque, che la mamma non si tormentasse.

«God’s in His Heaven, all’s well with the world!...»

Ma Valeria si tormentò. Valeria possedeva alcuni