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220 annie vivanti


— Marjorie! — disse; — mi chiamo Marjorie!

Aldo si chinò in avanti sopra la sua tazza di caffè.

— Marjorie! — ripetè a bassa voce.

Sì: l’effetto anche stavolta fu sicuro ed istantaneo, anzi, più istantaneo di quanto Aldo se l’aspettasse.

— Ditelo ancora, ditelo ancora! — sussurrò rapidamente la signora Van Osten. — Mi piace sentirvelo dire. Ditelo ancora, fate presto!

— Marjorie! — esclamò Aldo, chinandosi ancor più verso di lei, nel momento stesso in cui la porta si apriva e il marito entrava.

Subito ella si volse, rovesciando all’indietro il viso con atto folle ed estasiato.

— Oh, Bertie! Sei tornato? — disse, e rise.

Aldo la guardò stupito. Nella sua voce e nel suo riso egli aveva udito una nota che riconosceva. L’aveva udita in altre voci di donna, quella nota tenera e selvaggia, di tortorella e di tigre!

Quella nota tremula e tubante gli vibrò nel cervello col clangore d’una fanfara! Era l’amore!

E amore sfolgorava nelle verdi iridi chiare rivolte al viso torvo e corrucciato del marito.

Allora Aldo comprese perchè egli si trovasse lì. Comprese in che modo e a che cosa egli aveva servito alla piccola Van Osten. E guardando la fronte corrugata e le poderose spalle del signor Van Osten, più che mai egli si disse che venti dollari erano pochi...

Aldo non rimase più che qualche istante, durante i quali assunse un atteggiamento di tristezza amara e silenziosa. Era precisamente l’atteggiamento che la signora Van Osten desiderava, ed ella gli fece, quando potè, un piccolo cenno di approvazione.

Accommiatandosi Aldo decise di mostrarle che egli aveva capito la situazione. Con un gesto come a discacciare i tristi pensieri, disse: