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i divoratori 211


Aldo si trovò seduto al pianoforte, e, accanto a lui, lanciata in avanti come una panteretta, la piccola Van Osten, cogli occhi verdi scagliati nei suoi, tendeva tutto il corpo sottile verso la musica. E improvvisamente (proprio mentre suo marito dava in una sonora risata per una frase di Mrs Doyle), ella si levò e disse:

— Addio. Andate via. Tornate qui sabato. Adesso andate via. Subito!

Egli si alzò, stupefatto, e prese commiato.


Descrisse a Nancy la straordinaria visita. Ma Nancy ne fu così costernata e attonita, che Aldo omise dal suo racconto l’invito per sabato.

All’indomani egli trovò sul suo scrittoio un nuovo pacco di discorsi scritti e di giornali vecchi; e riprese coscienziosamente il suo lavoro.

Il sabato mattina trovò, posato in cima alle sue carte, una busta color lilla, contenente venti dollari.

Sulla busta stava scritto: «Venite oggi alle sei.»

Alle sei vi andò, e trovò la signora Van Osten sola. Leggeva. E continuò a leggere, senza badare a lui, finchè udì arrivare suo marito. Allora sembrò improvvisamente svegliarsi, e fu tutta sorrisi e movimenti sinuosi e gesti aggraziati. Quando Aldo le parlava, abbassava le ciglia bionde, e giocherellava, ansante e timidetta, colla lunga sciarpa rosea che le avvolgeva le spalle.

Aldo partì sentendosi sbalordito e sconvolto.

Quindici giorni dopo, i Van Osten lo invitarono a pranzo.

In casa Schmidl l’agitazione fu grande.

— Vedi? — spiegò Aldo a Nancy, mentre s’accomodava una immacolata cravatta alla sommità dell’impeccabile sparato, — ormai Van Osten sente che può fidarsi completamente di me. Stasera certo mi parlerà del nostro lavoro.