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i divoratori | 201 |
— Cara mia, delle figure come la sua non se ne incontrano tutti i giorni per Broadway. Io non so come sia nei paesi vostri, ma qui, vi accerto che basterà la sua bellezza a farlo diventare la gran moda a New York.
Aldo approvò col capo, guardando Nancy come per dirle: «Vedi?»
— Ma a cosa serve essere la gran moda se non abbiamo da vivere? — disse Nancy. — Cosa dobbiamo mangiare?
Parlando così essa si sentiva molto brutale, e inestetica, e pedestre.
— Oh, cara mia! — esclamò Mrs Doyle, — una volta che siete la gran moda in un posto come New York!...
E i suoi rotondi occhi celesti si levarono in estatica eloquenza verso il soffitto di Frau Schmidl, dove camminavano languide e lente le mosche.
Ma Nancy la assicurò che ciò non era possibile. Mrs Doyle non potrebbe invece trovare del lavoro per Aldo?
— Che lavoro? — chiese Mrs Doyle, lasciando vagare lo sguardo azzurrino sulla bianca fronte stretta di Aldo, sul flutto lucido della nera chioma, sugli occhi violenti e intensi, e sull’arco scarlatto delle sue vivide labbra. — Che lavoro sa fare?
— Oh, le solite cose, — disse Nancy, un poco incerta. — I lavori che fanno tutti gli uomini. È stato all’università; ha studiato legge. Ha una laurea... però non ha mai esercitato. Ma certo potrebbe far qualunque cosa. È molto intelligente.
— Già, — disse con aria un po’ sognante Mrs Doyle.
Mrs Doyle pensava. Pensava, intensamente e seriamente, a una cosa che le aveva detto sua figlia quella mattina stessa. Improvvisamente si alzò e li salutò.
Permise ad Aldo di aiutarla a mettere il lungo mantello turchese, e di cercarle i guanti, e di andarle a prendere una vettura. Rimasta sola con Nancy ella fece il gesto