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i divoratori 191

trada coi nostri abiti troppo costosi ed eleganti. Li insospettiva la bellezza di Aldo; il suo accento italiano faceva loro paura. E Anne-Marie, ad ogni nuova faccia che appariva alle porte, strillava.

Finalmente Aldo disse: «Andrò al Consolato italiano. Tu, aspetta colla bambina in qualche negozio». Entrammo da un fornaio, e ci sedemmo; e Anne-Marie mangiò molti panini.

Il Consolato era all’altro capo di New York e quando Aldo vi arrivò lo trovò chiuso. Ritornò depresso e sfinito; io, frattanto, avevo fatto amicizia colla moglie del prestinaio. Era una tedesca, grassa e bionda e mite. Le raccontai la nostra Storia del Lupo: che io ero una poetessa, e che ero stata ricevuta dalla Regina; e poi tutta la storia di Montecarlo.

Lei continuava a dire «Ach!» ma mi pare che non credesse nè capisse molto di tutto ciò. Certo, però, le facevamo pietà. D’un tratto Anne-Marie, udendo parlare tedesco, saltò fuori a cantare: «Schlaf, Kindchen, schlaf!» La donna subito l’abbracciò. «Ach! du Süsses», disse, tutta commossa. «Come fa a sapere quella canzone? Ach! vi condurrò da Frau Schmidl».

Infatti ci condusse tutti e tre nella 38.ma Strada, in casa di sua sorella; e la sorella ci diede questa camera. La camera è pulita; e Frau Schmidl è una dolce creatura.

Ed ora? Cosa accadrà? Mi sono comperata un orrendo vestito color pepe e sale, e un cappello di paglia nera. Anne-Marie porta una spaventevole mantellina di lana verde-oliva, regalatale da Frau Schmidl. Sembriamo dei Poveri Meritevoli!... Anne-Marie urla tutte le volte che le metto la mantellina; ma non possiamo offendere Frau Schmidl. Frau Schmidl è l’unica amica che abbiamo in America.

Poichè il «ranch» del Texas — ti ricordi quando