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i divoratori 185


V.

Aldo ripagò il viatico all’amministrazione, ed entrò nelle sale da giuoco con Nancy. La proprietaria dell’albergo fece venire da Villafranca una bonne, che doveva passeggiare su e giù nei giardini con Anne-Marie, e portare la bambola. Non costava niente, quella bonne! cinquanta franchi al mese! Si misero in pensione all’albergo; anche questo non costava niente: quarantacinque franchi al giorno! Fecero delle gite in carrozza che non costavano niente: trenta franchi per andare alla Turbie; venti franchi per Cap-Martin; sessanta per la Corniche. Tutto era per niente. Dieci minuti alle tavole da gioco e Nancy aveva guadagnato più di quanto occorresse per un mese.

Nancy regalò alla cameriera il suo costume da viaggio. Mandò a sua madre un mantello di Doucet (Valeria lo trovò così bello che non osava portarlo). Mandò dei regali allo zio Giacomo e alla zia Carlotta; ad Adele e a Nino; a Clarissa e a Carlo. Si ricordò di un ometto senza gambe che da tanti anni vedeva a Milano seduto in un carrettino sul Corso, e mandò a Valeria cento franchi perchè glieli desse.

Anne-Marie era vestita di raso liberty con un mantello alla russa di broccato bianco, e un cappello a lunghe piume. La bonne portava in testa un enorme nodo di nastro scozzese, di cui le due lunghe code svolazzavano al vento.


Le cose andarono così per dieci giorni. All’undecimo giorno era finito.

Nancy giocò allegramente e perse. Giocò prudente-