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i divoratori 177

sere, dopo aver scritto le sue cinque o sei ore lungo il giorno. Aldo tornerebbe nell’ufficio dello zio Giacomo. Quel buon vecchio zio Giacomo sarebbe felice di riprenderlo, per amor di lei e di Valeria. Farebbero una vita modesta; Aldo dirigerebbe l’andamento della casa; già, il sorvegliare la spesa e il disputare colla serva sui conti, erano cose che lo divertivano. E una volta dileguate le... diciamo, quattro o cinque mila lire del Casino, il Libro sarebbe pronto, il Libro uscirebbe! Il «Ciclo di Liriche» le aveva fruttato venti mila lire, e non era che un sottile volumetto di versi. Questo Libro farebbe grande rumore in Italia, essa lo sentiva, lo sapeva. E sarebbe tradotto in tutte le lingue. Ah! avrebbe voluto che il manoscritto fosse qui! Sentiva che avrebbe potuto riprendere subito il lavoro...

Chiuse gli occhi, ricordando. Tutte le figure che ella aveva create, legate l’una all’altra dal sottile filo rosso del concetto, balzarono fuori dalle pagine neglette, e le tornarono tumultuanti nel cuore. Ella si sentiva simile al leone di Browning:

You could see by his eye, wide and steady,
He was leagues in the desert already.

Anche lei, anche lei era già a leghe nel deserto. Era già lontana nell’immensa solitudine dell’ispirazione...

Uno strillo lacerò il silenzio, uno strillo acuto, prolungato, trafiggente.

Era Anne-Marie sul balcone. La bambola! la bambola! era caduta! era morta!

Nancy, accorsa subito, si affacciò alla ringhiera e guardò giù nel giardino. Sì, la bambola della Condamine era là, sulla ghiaia. Ed era morta. Metà della faccia le era saltata via e giaceva a qualche passo di distanza.