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168 | annie vivanti |
sulla panca. Questa si era voltata e stava guardando Nancy traverso un occhialetto a lungo manico. — Chi è quella donna?
— Oh! non importa, — disse Aldo. — Quella è «all right». Adesso non ho il tempo di darti spiegazioni. Va a casa, fa come dico io... Se no, — soggiunse, indovinando la sdegnosa protesta sul labbro di Nancy, — se no, peggio per te e per la piccina. Ricorda quello che ti dico: peggio per te e per la piccina!
Con ciò fece una scappellata a Nancy, e la lasciò. Tornò alla panca dove la donna grassa lo aspettava.
Nancy, paralizzata dallo stupore, lo vide sedersi al suo fianco ed espandersi in gesti esplicativi, mentre la donna, ancora voltata, seguitava a fissare Nancy traverso l’occhialetto.
Nancy si volse, e tornò indietro, lentamente, come un automa. L’inglese era ancora dove lo aveva lasciato, presso la gradinata del Casino, cogli occhi fissi sul giardino. Aveva accesa una sigaretta. Quando Nancy gli fu vicina egli si volse e gettò via la sigaretta.
— Torna nelle sale? — domandò.
— No, — disse Nancy.
— Devo accompagnarla al suo albergo?
— No, — ripetè lei; e restò lì, vergognosa e umiliata.
— Allora, — disse l’inglese assumendo un fare spigliato e gaio, — allora, buona notte. — E le stese la mano. Strinse forte la piccola mano diaccia, poi si arrischiò a dirle una parola di consolazione. — Pensate che tra cent’anni sarà tutt’uno, — disse; poi si volse rapidamente e rientrò nel Casino.
Ma non vi rimase. Tornò fuori un momento dopo, e seguì da lontano la piccola figura sconsolata, che, nel suo abito da viaggio grigio, percorreva lentamente la via deserta.