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164 | annie vivanti |
— Giovanna Desiderata Felicita Della Rocca.
Tutta la fila d’uomini sorrise, mentre quello che le parlava scriveva i nomi su un pezzo di cartone, e poi consultava un grande registro.
— La vostra professione?
Nancy arrossì.
— Scrivo delle poesie... — balbettò.
Nancy da bambina aveva letto con grande interesse le avventure di «Alice nel paese dei Sogni». Ora ella si diceva: «Io so che dormo. Io so che sogno. Non è possibile ch’io sia sveglia, e stia raccontando a questi uomini che scrivo delle poesie».
L’uomo colla barba si pizzicò il naso e si arricciò i baffi per non ridere. E Nancy, guardando quella fila d’uomini, vide che tutti ridevano, a testa bassa, chini sulle loro carte, ridevano — ils pouffaient! — e non volevano farsi scorgere.
— E... non faceva altro? Niente altro che scrivere poesie?
— No, niente altro, — disse Nancy. Poi, siccome le parve che l’uomo colla barba le fissasse nel viso due occhi acuti, indaganti, terribili, aggiunse spaurita: — Veramente... sì; ho cominciato anche un libro... in prosa. Ma non è finito.
L’uomo biondo le stese a un tratto un cartoncino azzurro e le disse:
— Firmate!
— Ma perchè? — disse Nancy, prossima a piangere.
L’uomo fece con le spalle un gesto d’indifferenza. Pareva dire: «Ah, non volete firmare? Tralasciate!»
E tutti gli altri sorrisero di nuovo e abbassarono le teste fingendo di scrivere.
Nancy si guardò attorno con un’espressione di coniglio inseguito. Un uomo entrava con le mani in tasca,