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i divoratori 5


— Ah sì? — E Jim Brown sedette sulle calcagna pulendosi le mani sui pantaloni.

— Il béby è nero, — disse Edith, cupamente.

— Misericordia! — esclamò Jim, spalancando gli occhi grandi e chiari.

— Sì, — proseguì Edith. — Ha i capelli neri e la faccia rossa. Un orrore.

— Oh, miss Edith, — disse Jim Brown, — che paura m’avete fatto! Avevo capito che il bambino fosse un moro, visto che la mamma sua è di paesi così lontani!

Edith crollò il capo.

— Proprio moro, no. Ma è un béby sbagliato. Se fosse giusto avrebbe i capelli biondi e gli occhi celesti.

— La madre com’è? — domandò Jim.

— Nera, nera anche lei. E quella nurse! Una donna orribile, — sospirò Edith. — Sono tutti diversi da come me li aspettavo.

E sconfortata sedette sull’erba.

— Valeria, che è la mamma del béby, è italiana, e tutta vestita di lutto, — narrò Edith, sempre più depressa. — E sono venute a star qui per sempre. E quel béby avrà la mia camera, e io andrò disopra vicino a Florence in quella stanza piccola.... piccola così. — Edith per illustrare fece un cerchio unendo i pollici e gli indici. — E anche noi ci vestiremo tutti di lutto perchè mio fratello Tom è morto. E Tom era il papà di quel béby. E quel béby è mia nipote.

— Povero signor Tom! — disse Jim Brown, scotendo la testa. — Era il prediletto di voi tutti, non è vero?

— Oh! sì, — fece Edith, — si capisce. Eravamo in tanti, che, naturalmente, quelli di mezzo erano i preferiti.

— Non vedo perchè, — disse Jim.

— Ma è evidente, — ragionò Edith. — Essendo in tanti si era già stufi di quelli più grandi, e nessuno aveva voglia di quelli più piccoli... ecco perchè! Del resto, —