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i divoratori 135

avesse sperato, domandò il conto dell’albergo, lo trovò esorbitante, fece dedurre il venti per cento.... e quindi annunciò all’indignato albergatore la loro partenza per l’indomani.

E l’indomani partirono. Si recarono alla villa Solitudine di cui per il momento Carlo e Clarissa non avevano bisogno; fu combinato con Carlo che Aldo ne pagherebbe l’affitto a Clarissa. Clarissa non volle accettare l’affitto; ma Carlo, non sapendo ciò, ne restituì l’importo al fratello. Quindi, tutto sommato, questa combinazione fu per Aldo abbastanza vantaggiosa.

Nancy si sforzò di dimenticare ciò che era la vita, e ritrovò in breve i suoi sorrisi; e Aldo la vide fiorire, tenue e luminosa come un’alba lunare. E per tutte le cose che ella sapeva e tentava di dimenticare, e perchè la vedeva muovere nelle morbide vesti parigine, pallida sotto i grandi cappelli piumati, Aldo ardeva di vulcanico amore meridionale per lei.

Il Libro aspettava.

Una sera che Aldo era al pianoforte improvvisando musica e parole sulla leggiadrìa di Nancy, ella, seduta accanto a lui, disse a un tratto:

— Quando cominceremo a lavorare?

— Mai! — disse Aldo, cingendole il collo con un braccio, senza interrompere gli accordi che suonava colla mano sinistra.

Nancy rise, poggiando la testa al suo braccio.

— Ma bisogna pure, Aldo. Io voglio scrivere il mio Libro. Sarà un grande Libro.

Aldo fece cenno di sì col capo, e continuò a suonare.

— E neppur tu, Aldo, puoi passare tutta la vita a dirmi che m’adori.

— Sì, sì, posso, — disse lui.

Nancy rise piano, e gli mise un bacio sulla manica della giacchetta.