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secolo xv 69

altro signore ch’a la V. S., anchora che fosseno certi di essere perseverati, exhempi da altri, et che più presto patirano ogni morte et suplicio che rivolgere la loro fede e divotione in altri. Et quando in tal caxo non se attendesse lo acceso loro animo verso la V. E. et caxa sua anno per certo che la V. Signoria quale egualmente provede che iustitia habia loco, non li debi mancare de raxone, però che se pretendeno non si debia nec possa alcuno essere artato ad iurare fideltà in altri contra il suo volere. Et se a la V. S. piaze che andiamo a caxa per essere noi molte persone cum grande spexa de esse comunitade stati molti giorni sopra le hostarie per aspetare la Celsitudine Vostra qui a Milano, ritomaremo da la V. E. queste feste de Natale a la dita fidelltà in la V. S., corno gli è scripto, et desideramo a ciochè dite comunitate non siano più agravate de tante spexe et affani et che oramay eschano de tante travalia et possano perseverare ne la gratia de la V. E. a la quale ex corde se recomandiamo. Date Mediolani die 29 novembris 1495.

Eiusdem Excellentie Vestre fidelissimi servitores mandatarii Vestre Ripperie, Leuci et Commitatis Valassine»1.

E poichè nessuno si era mosso per andare a prestare il famoso giuramento di fedeltà, il 7 dicembre, il segretario del duca riscrive in questi termini: «Fecimo dire alli dì proximi ad li nunci vostri la pretentione nostra essere che prestiate la fidelità, al magnifico messer Gaspare de Sanseverino. Ma parendone, per quello che ci è riferito, che ve ne prestata renitenti, vi replicamo et commendamo che o prestate el dicto giuramento de fideltà al dicto messer Gaspare o vero ad Paulo Pagano suo mandatario legitimo aut in termine di octo giorni dopo la presentatione de queste veniate da noi, quali ve declameremo l’animo et intentione nostre»2.

Ma quelli non se ne dettero ancora per inteso ed il segretario il 22 gennaio 1496 così replicò: «Como per più nostre ve avemo scripto et anche alli messi vostri fatto intendere ad boca, havemo concesso quella nostra terra in feudo al magnifico messer Gasparo de Santo Severino nostro affine et capitaneo Carissimo, et essendo nostro firmo proposito che li giurate fedeltà volimo et vi comandamo alla pena di mille ducati da essere applicati a la camera nostra irremissibilmente mandate qui ad Milano fra sei giorni da poi la presentatione de queste nostre vostri messi cum mandato opportuno per giurare fideltà in vostro nome in mano d’esso messer Gaspare overo suoi agenti, reservata la superiorità nostra»3.

Ma nemmeno queste minaccie valsero a smuovere gli abitanti di quelle terre dal loro fermo preposito di non volerne sapere di questo

  1. Arch. di St. di Milano, Carteggio Generale, c. 528
  2. Ivi, Registro missive, n. 200 f. 199 t. o.
  3. Ivi, Registro missive. n. 203, f. 7.