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64 | vittorio adami |
debrano attendere ad guardare dicto Portone con ogni loro solicitudine in quello modo che alias è stato ordinato et non facendo la dicta guardia li debia condannare etc. et rispondendo cum la prefata riverentia ad esse lettere dico che dece giorni proximi passati non l’è stato dato alcun ordine fermo ne continuo de numero alcuno de fare la dicta guardia al dicto Portone.
Già son dece giorni passati contentioni tra li dicti del Monte di Varena per una parte e li homini di Belano per l’altra...»
Perchè il Portone è una località che si trova ai confine tra Bellano Monte di Varenna e la Valsassina ed era stato convenuto che Bellano ed il Monte Varenna concorressero per metà ciascuno nel prestare questo servizio di guardia.
L’Arrigoni si lamenta col Duca che Bellano non voglia più fornire il suo contingente di uomini, mentre il comune di Monte di Varenna è per conto suo obbligato a mandare un altro distaccamento di quattro uomini a fare la guardia su di un poggio più a monte e lontano circa un miglio dal Portone e domanda al Duca stesso che voglia intervenire presso il podestà di Bellano1.
In data 9 gennaio 1453 gli uomini del monte di Varenna prestarono giuramento di fedeltà al Duca Francesco Sforza: la cerimonia venne compiuta in Milano dai rappresentanti il comune, e precisamente Iacobus de Gisatio ser Antoni Bartolomeus de Bolonia f. q. ser Iacobi, Iohannes de Pirona, Philippus de Pirodis, Antonius et Petrus de Scazzatis inviati dai maggiorenti del paese appositamente congregati; dell’atto venne rogato dal notaio Perego il relativo istrumento2.
Il 7 aprile 1454 veniva conclusa la pace tra Francesco Sforza e lo Stato Veneto. Tutte le terre del Bresciano e del Bergamasco in mano del Duca, ritornarono a Venezia, alla quale veniva pure aggiudicata la valle di S. Martino. La Valsassina, la Rocca di Baiedo, Lecco e la sua riviera spettarono al Duca di Milano.
Nell’anno stesso della pace, Varenna con Bellano, Dervio e Corenno ebbero dal Duca di Milano il privilegio di essere esonerati dall’alloggiare gente d’arme; rimase a questi paesi il solo onere dell’alloggiamento degli incaricati delle provvigioni, come risulta dalla missiva ai consoli ed uomini di Varenna, Bellano, Dervio e Corenno, in data 10 dicembre 1454 nella quale è spiegato che venendo da quelle parti Giovanni Manzoni «nostro capo di squadra de provvisionati» vada ad alloggiare «fra voi ma non resterà a vostro carico che di dar loro la stanza e la legna per il fuoco e lo strame per due cavalli»3.