Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
52 | vittorio adami |
Ripaltae | libr. centum terciolorum |
Canturii | libr. quinquaginta terc. |
Mandelli | libr. quinquaginta terc. |
Varexii | libr. quinquaginta terc. |
Dervi | libr. vigintiquinque terc. |
Varenae | libr. vigintiquinque terc. |
Angleriae | libr. vigintiquinque terc. |
Gallarate | libr. vigintiquinque terc. |
Biategrassii | libr. vigintiquinque terc. |
Caravazii | libr. quinquecentum terc. |
Burgi, Poliziae (Porliziae) | libr. centum terc. |
Negli stessi statuti di Milano, al capitolo 96, De jurisdictione jusdicentium, è detto che Varenna gode di mero e misto impero come Mandello, Dervio e Bellano.
⁂
Un’interessante questione si svolse alla fine del secolo XIV, tra il comune di Varenna e la famiglia Vacca, per il possesso dell’isola Comacina.
L’isola era stata donata dal duca di Milano a Marcolo de Luino, con lettere patenti del 1384, e questi, il 14 dicembre 1386, aveva venduto il dosso dell’isola stessa, nel luogo detto Moto Bannito ad Abondio Vacca fu Adoardo, per il prezzo di 150 fiorini d’oro.
Gli uomini di Varenna, ritenendo di essere i proprietari dell’isola quali eredi degli insulani trasmigrati, fecero istanza al duca perchè li rimettesse nel possesso di quella. Ed il duca ordinò al suo vicario generale di assumere precise informazioni sull’esposto degli uomini di Varenna; ma il referto del vicario non fu favorevole: egli notificò al duca che il dosso dell’isola non era di spettanza dei Varennati, sia perchè essi non fornirono valide prove dei loro diritti, sia perchè il dosso dell’isola, distrutta dall’imperatore nel 1109 in seguito alla ribellione degli abitanti dei quali alcuni si rifugiarono a Varenna, poteva comunque ritenersi terra abbandonata dagli abitanti stessi e, pertanto, di piena disponibilità da parte del duca.
Agl atti, da cui togliamo le presenti notizie, è unita una supplica di Abondio de Vacanis al duca, con la quale egli dimostra l’origine della sua proprietà del dosso dell’isola per legittimo acquisto dai fratelli Marcolo e Giorgio de Surico, ed aggiunge che detto dosso era già da circa duecento anni disabitato, e che egli piantandovi viti, olivi ed altri alberi fruttiferi, vi aveva speso più di 1500 fiorini, ricavati dalla vendita di altri suoi beni. E aggiunge poi, che nessuno mai ne aveva avuto il possesso giacchè, antichissimamente, il castello che vi era stato