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Fra i contemporanei, gli studiosi di questo fiume non sono invero molti. Don Santo Monti, pur convenendo che questo fiume abbia le sorgenti nelle viscere del Moncodeno, dimostra come sia una fola che possa essere alimentato dai ghiacci del monte stesso. Il Moncodeno non ha ghiacciai propriamente detti, ma una grotta ripiena di ghiaccio conosciuta dai pastori, che se ne servono per ricavarne acqua, col nome di giazzera, la quale misura 15 metri di lunghezza, 5 di larghezza e 9 di altezza; e quindi sarebbe ridicolo sostenere che essa possa alimentare il fiume Latte.

Secondo il Monti, per l’inclinazione degli strati rocciosi le acque prodottesi dallo scioglimento delle nevi scorrerebbero nelle viscere del monte, di dove poi scaturirebbero dando origine al fiume Latte1. Anche il Cermenati non ammette naturalmente che il fiume possa avere origine dalla ghiacciaia del Moncodeno2.

Egli ritiene che si tratti di grosse cavità nei monti circostanti, le quali si riempiono d’acqua nella stagione piovosa e poi quando sono colme versano quest’acqua al di fuori.

Per ultimo ci sia permesso esporre qui anche una nostra ipotesi ed esaminiamo questo disegno tracciato a linee schematiche.

Lo spazio bianco rappresenta la sezione del serbatoio nel quale si raccolgono le acque della regione soprastante; in alto si vedono i canali d’immissione che per semplicità abbiamo limitato a tre o quattro; ma si pensi che da questi tre o quattro canali che dovrebbero essere gli ultimi collettori, si diramano verso l’alto, man mano, numerosi altri canali che giungendo sino alla superfice del suolo formano una fittissima rete di un numero infinito di grandi e piccoli e piccolissimi canali. All’inizio della primavera, allo sciogliersi delle nevi e alle prime piogge,

  1. Santo Monti. Lettere di Benedetto Giovio Commento alla lettera LXXIV.
  2. M. Cermenati. Bellezze naturali dei dintorni di Lecco.