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fino alla pace di Lomazzo del 1286. Nei patti di essa, venne stabilito, che fossero restituiti i beni da ambo le parti, e che i fuorusciti della Valsassina e dei territori di Lecco e della riviera, non fossero molestati.

Torniamo ora a parlare della chiesa di Varenna e più precisamente della chiesa di S. Giorgio, attuale parrocchia.

Cesare Cantù, appoggiandosi probabilmente a Goffredo da Bussero, scrive che già nel 1288 la chiesa di S. Giorgio di Varenna era chiesa collegiata e plebana di sette chiese e nove altari, e sottoposta alla diocesi di Milano1.

Non ci è stato possibile rinvenire alcun documento che riguardi la detta chiesa nel secolo XIII.

Nel Liber Notitiae Sanctorum Mediolani, che va sotto il nome di Goffredo da Bussero, edito in questi anni, a cura dell’architetto Monneret e del compianto Magistretti, secondo i quali la compilazione del Liber non risalirebbe che al primo decennio del XIV secolo, ed il compimento sarebbe avvenuto dopo la morte di Goffredo da Bussero sui materiali da lui lasciati, Varenna è nominata più volte.

A colonna 164 si dice: «Varenna ecclesia sancti Joannis Baptiste»; a colonna 172: «In Varena ecclesia Sancti Martini altare Sancti Jacobi Zebedei»; a colonna 247: «In Varena loco Perre ecclesia sancti Martini» (Perre = Perledo); a colonna 293: «in plebe Varena loco Isino ecclesia sancti Petri», (Isino = Esino); a colonna 394: «In plebe Varena loco Incino ecclesia sancti Victoriis». Incino è evidentemente un errore: si tratta al certo di Isino, Esino dove ancor oggi esiste la chiesa di S. Vittore, a colonna 256: «In plebe Varena loco Gitana ecclesia sancte Marie»; a colonna 409, nell’elenco delle canoniche, sono notati Varena et Bellanum, e, finalmente a colonna 471, nell’elenco delle pievi è detto «Varena sine exemptis2 in ecclesiis VII habet altaria VIIII».

Dopo ciò, si può affermare, che in quel tempo Varenna era capo di Pieve ed aveva giurisdizione su Gitana, Perledo ed Esino; ma in quanto alla chiesa di San Giorgio di Varenna stessa, non avendola Goffredo da Bussero, nominata, dovrebbe credersi che non esistesse prima del XIV secolo, se nel codice di Goffredo non fossero molte le lacune e se non avessimo un documento che ci dà notizia dell’esistenza di essa nel 1313.

Il documento, che è nell’Ambrosiana di Milano, carte pagensi, contiene quanto segue: frate Davide de Scala, genovese, vicario del vescovo

  1. Cantù C., Illustrazione del Lombardo-Veneto, vol. III, pag. 1203.
  2. Sine exemptis vuol dire senza le chiese esenti da tasse.