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Altra qualità di marmo è l’occhiadino che si trova a Pino, il marmo è grigio macchiettato di bianco.

Nel torrente Esino vi sono dei massi di marmo verde serpentino che quando è lucidato ha della malachite. Questo marmo è resistentissimo alle intemperie.

Il marmo nero era conosciuto già nei tempi romani. Ne dà prova il Museo di Como dove si conservano molti frammenti di lapidi romane in marmo nero di Varenna, rinvenute nei vari paesi del lago.

Ugo Monneret illustrando un mosaico romano trovato a Como nel 1908 nella fondazione della società bancaria italiana, dice che «il marmo nero è il così detto di Varenna»1.

Ancora il Monneret, in un elenco d’iscrizioni pagane trovate nell’Isola Comacina, dice: «N° 4, frammento in marmo di Varenna trovato tra le rovine della chiesa di St. Eufemia nell’isola con tracce di lettere»2.

Nel 1875 vennero scoperte nella via di Santa Maria Fulcorina, in Milano, gli avanzi di un edificio romano fra i quali si rinvennero i frammenti di sottilissime lastre di marmo nero pure di Varenna di circa 16 cm. di lato.

Anche nell’alto Medio Evo le cave di Varenna continuarono ad essere sfruttate.

Nell’antica chiesa di San Fedele di Como negli archi sottoposti alle tre finestre del Coro venne impiegato il marmo nero di Varenna. (Vedi il Dartein nella sua opera sull’architettura lombarda).

Nella chiesa di Sant’Abbondio di Como dice il Dartein, il pavimento del coro e dell’abside del V° secolo era ornato da un mosaico composto con marmi di Musso e di Varenna. E sempre in Como nell’anno 1850-55 si fece nel Duomo il pavimento a disegno con marmo bianco di Musso e nero di Varenna3.

Camillo Brambilla parlando delle opere di restauro della basilica di San Pietro in Cielo d’oro a Pavia, parla di un frammento di mosaico a vari colori molto antico composto di vari marmi fra i quali quello nero di Varenna. Secondo l’autorevole parere del Venturi, questo pavimento deve risalire al XII° secolo, e precisamente alla data prossima alla consacrazione della chiesa avvenuta nel 11324.

Ancora il Brambilla parla di un altro mosaico esistente nella chiesa di Santa Maria del popolo in Pavia ora distrutta, formato di vari marmi tra cui anche del nero di Varenna.

  1. Rivista archeologica. Antichità romane, di Como, 1912, fascicolo 63 e 64. Ugo Monneret. Archivio storico lombardo, anno 43 fasc. III 1916 pag. 341. Archivio storico lombardo. Bollettino della Consulta Archeologica. Anno 1875.
  2. Monneret, L’Isola Comacina, op. cit., Soc. Arch. Com. fasc. 70-71, p. 146.
  3. Boito Camillo, La chiesa di S. Abbondio e la basilica di sotto, Milano 1868.
  4. Vedi Adolfo Venturi - Storia dell’arte italiana, Torino III, arte romana.