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appendice 391

E al primo uscir di primavera, intenso
Romor di venti e fremiti e procelle
Assordan l’antro, come se di Mille
Edifizi lassù fosse il frastuono
E la mina, e un mar chiuso e il tremuoto;
Poi sgorga del color che il latte agguaglia
L’argenteo fiume, e via corre superbo
Del vicin Lario a crescer l’ire.


E Paolo Emilio Parlaschino:

È cosa di stupore il bel fiume Latte
Che sbocca da caverna spaventosa
Superbo, altero e porge curiosa
Mostra d’un acqua bianca come il latte.
Inarca i cigli e tien miracolosa
La caduta di quel sott’un’ombrosa
Balza ch’l fa parer candido latte
L’acqua si rompe tra macigni neri
E fa un’acqua spumosa dove batte
Che appresso e da lontan par vero latte
Da’ da filosofar a dotti veri,
Perchè s’asconde e mostra a suo talento
O bianco come latte o come argento1.

Termineremo con alcuni adagi popolari. L’uno dice:

Varenna è sopra uno scoglio
Del mio non ho del tuo non voglio
Ma sappi che viver voglio

Ma vi è una variante nell’ultimo verso che suonerebbe invece così:

Ma piena sono d’orgoglio.

Le condizioni poco floride del paese e l’aridità del suo suolo hanno evidentemente suggerito quest’altro detto:

                      Varenna secca
Chi non ne porta non ne lecca

Infine alle sue condizioni di clima s’inspira il proverbio:

Chi vuol provar le pene dell’inferno
Vada a Varenna d’estate
E a Bellano d’inverno.

  1. Codice P. E. Parlaschino C. CXIII.