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32 | vittorio adami |
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Nella seconda metà del XIII secolo, dopo la distruzione di Varenna da parte del Comaschi, distruzione che deve aver fiaccato non poco le forze del paese, questo si raccoglie in sè stesso; i vincoli con l’antica patria si rallentano. Pertanto nelle carte dei grandi conventi di Acquafredda e di S. Benedetto troviamo minor numero di famiglie varennesi.
In una controversia tra Il convento di Acquafredda e i comuni dei dintorni d’Isola del 1294 frate Nicola di Varenna dell’ordine dei predicatori di San Giovanni di Piemonte viene eletto arbitro tra i due contendenti.
Nel 12761 troviamo a Monza Ribaldus qui dicitur Migloe de Varena appartenente ad una di quelle famiglie che perpetuano ancor oggi in Monza il nome di Varenna2.
Ma già in un antichissimo calendario necrologico monzese3 sotto la data 18 aprile 1135 è detto: 18 aprile O. Iohannes de Varena sepultu in insula Cipro.
Non sappiamo se questo Giovanni di Varena, morto nella lontana Cipro, appartenesse già ad una famiglia Varenna trapiantata in Monza o che, dato che in quest’epoca sono rarissimi gli esempi di nomi di famiglia, fosse semplicemente un nativo di Varenna stabilito in Monza, il che proverebbe le grandi relazioni tra Varenna e Monza.
Dopo la metà del secolo XIII scoppiano le lotte intestine fra Torriani e Visconti, disputantisi il possesso di Milano.
Martino della Torre, nominato dal popolo, anziano della credenza nel 1247, sfidando la scomunica del Papa, aveva occupate le terre che appartenevano alla mensa arcivescovile. Fra esse avrebbe dovuto essere Varenna che noi sappiamo appartenere alla mensa arcivescovile in questi anni, però nella procura fatta nel 1271 dall’arcivescovo Ottone Visconti a frate Bartolomeo come delegato ad esigere le entrate arcivescovili di Arona, Vergante, Intelvi e Valsassina che maturavano da quattro anni non si fa cenno alcuno di Varenna4.
Il pontefice punì con l’interdetto Milano ed i ribelli ed ordinò all’areivescovo di occupare la sede. Ottone, postosi a capo dei nobili entrò in Arona, e si accingeva a proseguire verso Milano, quando Martino della Torre, accorse e lo pose in fuga. In questo periodo tutte le terre di Lecco e della riviera, passarono al dominio dei Torriani, ai quali protestarono fedeltà5.