Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
380 | vittorio adami |
olive, et altre comodità, quale terra è capo di tutto il monte di Varena. Partorisce il sudeto territorio soavi e delicati frutti fra i quali vi sona articiocchi, tartufi, spargi assai molto saporiti e buoni.»
E più avanti: «Ripassata di nuovo la valle di Oliveto si ritrova al basso, appresso al lago una bella pianura di fruttifere viti, naranzi, allori et olive con molte altre sorte di frutti et quivi sono li confini di Valsassina con quelli di Varena et quivi si vede ancora una bella fortezza, e sotto questa, passato il fiume di Oliveto comincia il lago di questa valle che tiene il suolo e rivaggio nella sudetta pianura di Olivedo».
Ha anche scritto su Varenna Sigismondo Boldoni, ma di esso abbiamo già parlato nel XVII° secolo1.
Luigi Rusca nella sua Descritione del contado di Como e Vescovado (Piacenza 1629) così parla di Varenna:
«Et è vicino a Varenna terra aquistata à Venetiani insieme con la Valsasina, Belano e altre terre confinanti del lago di Como, dal Carmagnola, capitano della detta Repubblica, il quale poi fu decapitato fra le due colonne in piazza S. Marco il 22 aprile del 1433.... È posta Varena fra sassi e greppi che percossi da raggi del sole riverberano un gran calore nel tempo dell’estate si come è poi causa che al verno vi sia primavera, mantenendosi sempre fiori e boschi di cedri, mortella, olive e allori sì che Varena si può dire senza verno. Et perchè sono da venti molte volte percossi ancora, come quelli che sono in faccia a tutti i tre rami del lago, si può dire che Varena sia simile alla patria di Ulisse Itaca, della quale Virgilio disse nel III° dell’Eneide:
«Effugimus scopulos Ithacae».
L’abate Francesco Venini, amico di Volta, dedicava a Don Antonio Canarisi una descrizione in versi del suo soggiorno in Varenna, nell’inverno del 1789. Di questi suoi bei versi ne riportiamo quì alcuni:
Se tu brami saper, diletto Antonio |
- ↑ Delle descrizioni di Varenna e Perledo del Bertarelli e del Bonanome ne abbiamo già parlato al sec. XVII. Ricordiamo anche la compiuta descrizione della Valsassina di Engelberto Flaubio, Bruxelles 1709, e Bergamo (Arti grafiche) 1911.