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di questi editti venne affidata alle due città di Como e Milano rispettivamente per i due laghi di Como e di Lecco.

Che l’ultima grida pubblicata non sorti alcun effetto, come le precedenti, e che i pescatori non si curarono affatto di consegnare le reti come era stato loro imposto, non solo, ma ardirono appellarsi al Senato, tentando così di spogliare le due città di quel diritto che hanno esercitato da secoli.

E difatti gli uomini e i consoli delle Tre Pievi presentarono un ricorso al Senato dicendo che la grida, non ostante la pubblicazione annuale era ormai andata in disuso, che non era promulgata nelle dovute legittime forme e che d’altronde l’esecuzione di essa era irregolarmente pretesa dalla città di Como. A ciò si aggiunse la querimonia dello stesso fiscale delle Tre Pievi il quale appoggiandosi al privilegio dell’anno 1532 del Duca Sforza Visconti che concedeva alle Tre Pievi un giudice distinto, pretendeva una totale indipendenza del territorio dalla città dominante.

Nello stesso tempo Varenna si univa a Bellano, Mandello, Corenno, Onno e Dervio per proporre al Senato una totale indipendenza di giurisdizione economica del territorio della città di Milano. Sia alle Tre Pievi, come alle terre infeudate al conte della Riviera il Senato rispose con lettere benevoli promettendo loro che non sarebbero state molestate.

I Decurioni della città di Como vedendo dunque pregiudicata nei suoi diritti la città la quale «si ritrova assistita per altro da ben chiaro rescritto del Senato dell’anno 1577, e oltre il possesso anche da titolo, mentre non solo dalla ragione comune, ma anche da ben soda massima di stato appoggiata alla città la giurisdizione economica» supplicano che la questione sia meglio esaminata dal Senato.

Tuttavia le cose rimasero allo stato di prima, la grida fu ancora pubblicata ma continuò a non essere osservata.


Le liti che avvenivano tra gli uomini di comuni vicini per questioni di pesca erano frequenti. Generalmente lo sfruttamento della pesca nello specchio d’acqua prospiciente ad un dato comune veniva dal comune stesso dato ad appalto. Dall’anno 1701 al 1706, ad esempio, Giorgio Venini fu l’appaltatore o l’abboccatore come soleva dirsi, del lago di Varenna.

Nel 1710 l’abboccatore fu Battista Venini, nel 1721 Carlo Stampa, nel 1722 Carlo e Antonio Venini. Questi appaltatori concedevano poi ad altri l’autorizzazione di pescare, così in quegli anni Giorgio Venini vendette a certi suoi parenti di Lierna l’autorizzazione di poter pescare nelle acque di Varenna. Nel 1702 Pietro Secco, Tommaso Secco, Giuseppe Panizza e Tomaso Panizza tutti di Lierna pagarono questo diritto di pesca nelle acque di Varenna lire 12 ciascuno.

Nel 1721 Carlo Stampa appaltatore del lago di Varenna concede a Giovanni Panizza del qm Tommaso del Castello di Lierna di poter