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secolo xvii | 207 |
L’opera principale del Sigismondo Boldoni «La caduta dei Longobardi» venne pubblicata dal fratello Rodolfo, non ignobile poeta, a Milano nel 16561. Questo poema lasciato imperfetto dal Sigismondo, venne dal fratello compiuto, e dedicato a Cristina di Savoia2. Noi non riproduciamo qui la caduta dei Longobardi, ma ci limitiamo a riportarne alcune strofe, nelle quali si parla di Fiume Latte e di Varenna.
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XI
Odono a destra il suon, vedon la spuma
Del fiume che dal latte il nome prende
Che quando da i Rifei l’horrida bruma
Col pruinoso crin gelata scende,
Fugge ne l’alto speco, u’ non alluma,
Nè mai da l’altra foglia egli discende
Ne la canuta testa osa scoprire
Si teme egli del verno i colpi e l’ire.
XII
Ma quando poi ride vezzoso il cielo
E co’ i zeffiri scherza il lito e l’onda
E fugge, in stille liquefatto il gelo:
Mov’ei dalla caverna alta e profonda:
E mugge horrendo, e fa di bianco velo
Spumosi i sassi e l’erto colle inonda,
E di gelato humore al monte aprico
Sparge gli homeri eccelsi, e’ l mento antico.
XIII
Quando Sirio dal Ciel, latrando spira
Per le fauci e per gli occhi ardori e lampi:
Ei con laura, e col gel lo sfida e l’ira
Di lui schernisce si, che in van ne avampi
- ↑ Nell’opuscolo sulla famiglia Boldoni dell’Arrigoni la prima edizione del poema è invece anticipata al 1636.
- ↑ Nell’elenco delle opere di Rodolfo Boldoni riportato dal già nominato Arrigoni è detto «Poesie per occasioni e sonetti inserti nei Doni di Pernaso di Ferdinando e nel San Giuseppe poema del sig. Giacinto Faggi che appartiene alla famiglia Faggi di Perledo nella quale si distinsero alcuni individui che furono usurpati dai biografi delle vicine città».