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chissima, poichè dall’iscrizione ancora esistente, e che qui sotto riportiamo, posta sul muro occidentale interno si rileva che detta chiesa era già stata ampliata fin dall’anno 1151.

sancto ioanni baptiste
templum ab a. mcli multoque amplius
extructum et consacratum
pantaleon episcopus sicariensis
a. mcccxxxi septimo idus ianuarii
refectum reconciliavit seu consecravit
dedicationis anniversario sacro
in posterum decreto
in dominicam I. post epiphaniam
quo die
esto dierum xl. venia
templum rite adeun tibus
a mdlxvi secvnda novembris
sanctus carolus visitavit
hec memoriae inscripta sunt
a. mdccl.

Dobbiamo ora intrattenerci su un’altra guerra combattuta sul lago di Como, e sostenuta dagli isolani, contro i comaschi, guerra che culmina con la distruzione dell’Isola Comacina, e che ha un’importanza capitale per la storia di Varenna.

La piccola, la minuscola isola, tanto celebre nel medio evo, si specchia ancor oggi spopolata, e silente, nell’acqua del lago, coi ruderi della sua antica chiesa di S. Eufemia, venuti alla luce pochi anni or sono, per l’opera amorosa dell’ingegnere Monneret. Anche ultimamente fece parlare di sè per la donazione che il sindaco di Sala fece, all’eroico re Alberto del Belgio, che la donò a sua volta all’accademia di Belle Arti di Milano. Negli antichi tempi alla caduta dell’impero Romano, divenne l’estremo rifugio degli Insubri fuggenti le città devastate dalle orde barbariche, e il loro asilo di libertà e di pace.

Quest’isola fu chiamata la Gibilterra del medio-evo, ed esercitò una specie di egemonia, sui paesi del lago.

Dell’Isola Comacina troviamo una delle più antiche menzioni in Paolo Diacono, il quale ci dice che nell’anno 569, quando i Longobardi occuparono Milano, essa era già una fortezza molto importante. Era custodita da un presidio Greco Romano comandato da un certo Francione generale di Narsete, e molti ricchi italiani per sottrarsi alle spogliazioni dei barbari vi si erano rifugiati.