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190 | vittorio adami |
vernatore concede agli uomini di Varenna l’esenzione del pagamento di due terzi del solito mensuale e delle altre gravezze straordinarie per l’anno 1615, in considerazione dei danni subiti dalla comunità per l’effetto d’un temporale avvenuto nell’agosto del detto anno 1615, che disstrusse quasi tutta l’uva e le olive.
Fra le gravezze straordinarie Varenna pagava lire 597.17 come tassa così detta della cavalleria. Questa tassa risale ai tempi di Carlo V, quando il principe Ferrante Gonzaga capitano generale non sapendo, al termine delle guerre, come mantenere, per mancanza di mezzi, la gente d’arme, con ordine delli 21 gennaio 1553 stabilisce che i sudditi provvedano i viveri a ciascun uomo d’arme, gli alloggiamenti, la paglia e il fuoco. Per molto tempo questa cavalleria venne alloggiata nei contadi, ma poi essendosi prodotti disordini, venne stabilito di ritirarla nella città sottoponendo i contadi, così esonerati dall’obbligo dell’alloggiamento ad una speciale tassa che venne appunto chiamata tassa della cavalleria.
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Nell’anno 1669, il 31 dicembre, con atto del notaio Tenca Girolamo del fu Giov. Battista, convocati gli uomini di Varenna, vengono stabiliti i seguenti dazi per l’anno 1670.
Il dazio sulla panificazione chiamato il farinazzo a Carlo Venini di Varenna per la somma di lire 150 imperiali.
Il dazio detto dell’osteria ad Agostino Scanagatta di Varenna per lire 145 imperiali.
Il dazio sulla pescagione a Carlo Scotto per lire 36 imperiali.
Il dazio sul battello di Como detto navolo a Francesco Venini del fu Paolo di Varenna per lire 15 imperiali, con l’obbligo di notificare le quantità di grano prima di levarlo dalla barca.
Non è stato deliberato il dazio sul battello di Lecco, benchè sia stato posto all’incanto dal console perchè non è stata presentata alcuna offerta.
Il dazio sulla brenta o sulla misura a Carlo Campione di Varenna per lire 5 imperiali.
Il dazio della beccaria o del macello a Francesco Stampa di Varenna per lire 10 imperiali.
È stata deliberata l’esattoria o caneparia a Giorgio Venino del fu Baldasarre di Fiume Latte con il salario di soldi uno per lira a chi pagherà nel termine di un mese e mezzo dopo ingiunto il pagamento.
La carica di console o consolarla viene deliberata a Pietro Greppo di Varenna per la somma di lire 9 ½ con il carico di eseguire fedelmente le incombenze del suo ufficio.
In un simile convocato tenuto il 1° gennaio 1693 (notaro Ambrogio Bertarini) troviamo delle sensibili differenze nelle somme deliberate per i vari incanti, e così vediamo il dazio del pane a lire 143, quello sul