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e della pesca, come dimostrano così moltissimi documenti. Pertanto il fisco non vede in che modo l’azione intentata possa sostenersi e difendersi dalle eccezioni sollevate ed è costretto a ritenere che sia il caso di recedere da qualsiasi ulteriore molestia.»

La sentenza in data 26 febbraio 1611, confermando il parere emesso dal fiscale, assolve le comunità della Riviera di Lecco dal pagamento dei dazi richiesti, e solo riserva la facoltà di emanare per utilità pubblica una legge sul modo di pescare rispetto alle predette comunità, e per eliminare quei legnari costruiti sul lago da alcuni privati di Mandello, qualora siano d’impedimento alla navigazione.

Nell’anno 1661 si accese una disputa fra il feudatario della Valsassina don Giulio Monti e il Conte della Riviera feudatario di Varenna Mandello ecc. per la costruzione di un porto, e per il diritto di pesca nelle acque del lago prospicienti il territorio del Monte di Varenna. Benchè contigue le terre di Varenna e del Monte di Varenna dopo la metà del secolo XVI seguirono, quali feudi, sorti diverse, perchè il Monte di Varenna essendo stato considerato come appartenente alla Valsassina, venne dato in feudo a Don Giulio Monti. Allora come oggi il territorio del Monte di Varenna si estendeva giù fino al lago, e confinava con Varenna mediante il torrente Esilio, che una volta era chiamato Oliverio ed anche Olivedo.

Nel 1651 il feudatario della Valsassina avendo comperato alcuni fondi sulla riva del lago presso Molvedro vi fece iniziare la costruzione di un molo1. Saputo ciò il conte della Riviera fece intimare dal Senato a Don Giulio Monti di desistere da tale costruzione sopra una riva che egli considerava di giurisdizione propria e della terra di Varenna suo feudo, la quale ne riceveva pregiudizio nella pesca e nella estensione delle reti.

  1. Il molo la di cui costruzione venne iniziata dal conte Don Giulio Monti «è longo braccia 53 in circa da farsi 60 — largo braccia 40 parte in asciutto e parte in acqua, li detto molo ciappa dal Vignolo della Vedova dove hanno adequato della calcina et anno tagliato una pianta di ciresa, alcune viti et le radici di piante di noci vicino alla toppa della calcina che morranno. Il muro del molo che è già fatto resta ancora tutto sotto l’acqua per la crescita del lago il quale va calando di giorno in giorno però piovendo tornerà a crescere. Ci sarà ancora sina a braccia 15 di lunghezza da fondare il detto molo che è la parte più profonda. Avvertendo che facendosi il detto molo è capace non solo per tenerci le gondole del detto conte, ma anco tre o quattro alltre barche.»
    Dall’Archivio Serbelloni ora Crivelli.