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cioè Battista Pizzotto del q. Mateo e Nicola de Inviti del q. Alessandro tutti doi di Perlè»1.

Altro esempio di contratto fra padrone e garzone:

«Filippo Andriano f. del q. Giov. Andrea, e Giov. Paolo Andriano suo figlio, entrambi abitanti di Corenno convengono con Orfeo Mazza f. del q. Nicola e Bartolomeo Serponti figlio di Giov. Maria entrambi di Varenna ed agenti in nome e voce di Gaspare Mazza f. del q. Giov. Pietro abitanti in Lucca:

1° che il detto Giov. Paolo sia tenuto ad abitare col suddetto Gaspare Mazza per anni 5 da ora in Lucca o altrove ovunque vada il detto Gaspare a esercitare la sua arte dei veli, in qualità di garzone e di obbedirgli e non commettere nessuna frode a danno di lui.
2° che il detto Gaspare sia tenuto ad alimentare convenientemente detto garzone durante il predetto periodo di anni cinque a sue spese e se per caso Giov. Paolo durante detto periodo fosse colpito da qualche infermità Gaspare debba a sue spese provvedere al medico e alle medicine, salvo il rimborso da dedursi dal salario alla fine del periodo convenuto.
3° Che detto Gaspare per il periodo suindicato sia tenuto a corrispondere al garzone Giov. Paolo scudi 22 d’oro in oro, coi quali Giov. Paolo è tenuto a vestirsi.
4° Che detto Gaspare, ove Giov. Paolo commetta qualche infedeltà nel periodo su indicato abbia facoltà di ripetere quanto a lui fosse stato defraudato non solo da Giov. Paolo, ma anche da Filippo suo padre. Pronotai: Cesare Tenca del qm Giov. Antonio e Giov. Antonio Tenca figlio del q. Giovanni di Varena.

Come altro esempio delle costumanze di quel secolo riproduciamo qui un caratteristico testamento di Giov. Pietro Tenca di Varenna, fatto il 6 luglio 1587:

Giovanni Antonio de Tenchis figlio del q. Andrea, abitante nel borgo di Varenna, fa testamento annullando quello precedentemente fatto in data 1° maggio 1585. Ordina che il suo cadavere sia accompagnato al sepolcro da otto sacerdoti e che si comprino in quella occasione otto candele di cera di una libbra ognuna, che ciascun prete sia degnamente pagato in suffragio dell’anima sua; che sia celebrato un officio funebre da 12 sacerdoti.

Lascia a Marta de Tenchis, sua sorella, due scudi d’oro, di cui uno le sarà dato appena dopo la sua morte, l’altro dopo un anno. Obbliga i suoi eredi a distribuire ogni anno ai poveri di Varenna quattro stara di pane di frumento e una brenta di vino, per dieci anni consecutivi dopo la morte di lui.

  1. Archivio Notarile Milano. Not. Matti Tondelli Raffaele. 2° Pacco. Atto 2 luglio 1571.