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secolo xvi | 125 |
soldi 9 e denari tre1. Il fabbricato successivamente abbellito ed arricchito di statue e giardini è ora una delle più deliziose ville del lago di Como e porta ancora il nome di Villa Monastero. I Mornico e i loro successori rispettarono sempre la chiesa del monastero che rimase aperta ai fedeli fino al 1894.
I lasciti alle chiese erano in quei tempi molto frequenti. Da un registro dell’archivio parrocchiale di Perledo abbiamo desunto un elenco di lasciti fatti alla chiesa dei monte di Varenna che pubblicheremo nel volume dei documenti.
Fra i donatori accenneremo qui a ser Jacobo de Fumeo che col suo testamento 20 agosto 1523, lascia due staie di frumento in pane cotto da distribuire in perpetuo nel giorno di S. Lorenzo, e lire 13 terzioli all’anno al preposto di Perledo perchè si celebri annualmente una messa nella chiesa di S. Maria di Gitana.
Con testamento a rogito notaio Giorgio Serponti in data 13 febbraio 1549 Giovanni Antonio de Tenchis f. q. Luca, dettò le sue ultime volontà. Tra l’altro lascia alla chiesa di S. Giorgio di Varenna una casa sita nel detto borgo, uno staio di pane ed uno di vino «ai poveri di Cristo di Varenna» per dieci anni dalla sua morte, venticinque soldi imperiali al prete Don Matteo de Tenchis suo fratello germano. Come curiosità dei tempi aggiungiamo che il testatario lascia un paio di maniche di panno di lana a sua sorella donna Caterina de Tenchis vedova q. m. Alesandro de Balbiano, soldi 20 imperiali, a donna Benedetta de Tenchis sua figlia, monaca professa nel monastero di Santa Maria di Varenna, e donna Elisabetta de Serponti figlia dal q. Pietro e sua moglie l’usofrutto dei suoi beni nominandola tutrice e curatrice dei suoi figli naturali e legittimi, con la condizione che essa non sia obbligata ad alcun inventario nè a render alcun conto della sua amministrazione.
Nell’archivio notarile di Milano tra le filze del notaio Giorgio Serponti, in data 15 febbraio 1580, è registrato un atto in forza del quale veniva costituito sopra il fondo denominato Ronco Casarino, posto in Lierna, che era allora nella giurisdizione di Varenna, una prestazione liveilaria annua perpetua di una brenta e mezza di vino pari a litri 126 a favore del beneficio parrocchiale della chiesa di S. Giorgio di Varenna.
Gli antichi possessori dei feudo erano Giuseppe Panizzi fu Tommaso e Carlo Pini fu Antonio del castello di Lierna. Questo canone rimase in vita fino ai giorni nostri.
Il parroco di Varenna Don Giuseppe Mezzera nel 1894 faceva intimare per via giudiziaria di pagare il suddetto canone ai consorti Pirelli, Cereghini, Vizzani e Cattaneo ultimi subentrati nel possesso del feudo.
- ↑ Atto originale in pergamena in data 29 novembre 1569 del notaio Giuseppe Belisario Longhi di Lecco nell’archivio della famiglia Mornico.