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III° i monti in Val S. Giacomo con tutte le onoranze e i diritti annessi; IV° l’affittanza, i beni e le migliorie del castel di Mezzola dei quali i detti fratelli hanno investitura dalla mensa vescovile di Como, salvo però per questo ultimo punto, il consenso e l’approvazione del vescovo suddetto.

Per conguaglio dei valori nella permuta presente dichiara il predetto conte Annibale di aver ricevuto dal predetto marchese Trivulzio L. 400 imperiali.

Seguono tutte le clausule ecc. ecc. d’uso.

Fatto in Milano nella casa della curia dell’Arengo. Testi alti dignitari.

Atto espleto da Gio. Giacomo Busca del fu Spett. Sig. Giorgio, notaio milanese, traendolo dalle imbreviature del detto Giorgio.


(Varenna - Archivio parrocchiale).



VICENDE ECCLESIASTICHE E RELIGIOSE

Uno degli avvenimenti più importanti del secolo è stata la visita a Varenna del cardinale Carlo Borromeo.

Dall’atto di visita che si conserva presso l’Archivio della Curia Arcivescovile di Milano, ricaviamo le seguenti notizie:

Terminata la visita alla parrocchiale di San Giorgio che ebbe luogo il 1 novembre 1556, il cardinale Carlo Borromeo ordinò fra l’altro che fosse acquistata una bella pisside d’argento e un sacramento, che fosse venduto il vaso di pietra allora usato per battistero, e dal ricavato di esso, insieme con altre somme fosse costruito un battistero col suo ciborio piramidale, che fossero demoliti tre altari (di S. Giuseppe, di S. Nicola e dell’Annunciata) e fossero ricostruiti in forma più ampia e degna; che la messa in canto ogni giorno celebrata all’altare di Santa Maria Elisabetta fosse in seguito celebrata all’altare di San Pietro martire, che fosse costruito il campanile in quella parte della chiesa o cimitero che l’architetto avesse ritenuto più opportuna, distruggendo i capitelli costruiti alla sommità del frontispizio della chiesa, e la scala di pietra che era nella chiesa stessa. Che il rettore e i cappellani della chiesa dovessero celebrare in ciascun giorno festivo la messa cantata sotto pena di soldi cinque imperiali per ciascuno, da applicarsi alla fabbrica della parrocchia, e da esigersi dai fabbriceri, che nessun cappellano tenuto a celebrare quotidianamente la Messa nella detta chiesa potesse celebrare fuori di essa, tranne quando dovesse andare a qualche funzione, nel qual caso, sempre col permesso del rettore; che il cappellano dell’altare di Santa Maria Elisabetta, prete Battista de Sala, si astenesse da qualsiasi commercio, sotto pena della privazione della cap-