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Della Famiglia Tenca notiamo: Luigi eletto nel 1403 a Sindaco di Provvisione di Milano, e Matteo, sacerdote, che costituì un giuspatronato nella famiglia, con sepolcro e cappella nella chiesa di S. Giorgio di Varenna.

Negli atti del notaio Giovannino de Mazzi firmati a Regoledo in Valtellina, nel 15 giugno 1444 e 18 maggio 1485 appare il Sac. Giacomo Tenca di Varenna, già possessore della Cappellania Ducale di S. Domenico posta nella pianura di Delebio, ove avvenne la rotta dei Veneziani nel 1431. Questa Cappellania era stata riccamente dotata dal Duca Filippo Maria Visconti1.

Altro notaio di Varenna poeo conosciuto è Donato de Ecclesia di Ser Giacomo che roga nel 14392.

Nel 1403 rogò il notaio Giacobino Tenca del q. ser Antonio3.

Sappiamo che anche i Chiaramonti illustre famiglia di origine Francese ebbero dimora, oltre che in Valtellina e a Menaggio, anche a Varenna, non sappiamo in quali anni, non avendo trovato documenti che li riguardino. Un Simone Chiaramonti si trapiantò in Cesena nel 1450 ed il Santo Pontefice Pio VII appartenne alla famiglia Chiaramonti4.

Fra i personaggi di questo secolo poi, merita menzione il Padre Bonaventura da Varenna, dell’ordine dei minori che pubblicava «la vita e i miracoli del Padre Gerolamo Spagnuolo».

L’Arrigoni nelle sue Memorie Storiche della Valsassina cita fra gli uomini d’armi ragguardevoli del secolo XV, un Giorgio Serponti di Varenna al servigio della Duchessa Bianca Maria.


CONSUETUDINI


Fra le consuetudini di quei tempi, importante è quella relativa ai contratti di lavoro fatti tra padrone e garzone. Molto spesso quando un giovane doveva andare a bottega per apprendere un mestiere, si stipulava un regolare contratto rogato dal notaio.

Così in un atto del 17 nov. 1498 del not. Giov. Pietro Calvasina, leggiamo che maestro Tomasino de Oxiis fabbricante di seta, e abitante al Broletto a Milano, si obbliga a tenere presso di sè, per un periodo di quattro anni, Giovanni Antonio Marliano, figlio di Giov. Pietro, abitante a Varenna, e ad insegnargli l’arte di fare drappi di seta, obbligandosi a somministrare il vitto all’allievo stesso: questi riceve qual compenso la somma di lire 36 imperiali all’anno.

  1. Motta Periodico Soc. St. Comense, vol. 9 fasc. 33.
  2. Note di D. Santo Monti agli atti della visita pastorale dei Ninguarda p. 237.
  3. Bibl. Ambrosiana, Carte pagensi. n. 7076.
  4. Crollalanza, Dizionario Blasonico. D. Santo Monti, Cronaca di Anton. Maria Stampa.