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XXIV
Pur t’afferrai nel collo,
o satiro protervo,
e questo asciutto nervo
saprammi vendicar.
Tu del giardino ombroso,
saltando per le aiuole,
guastarmi le viole?
tu Puve mie spiccar?
Sappi che Irene gode
cogliere or fiori or grappi ;
sappi ch’io Pamo, e sappi
che gliei serbava in don.
Eh ! ti discolpi invano
con voce tremolante:
le furie d’un amante
placabili non son.
XXV
I carmi lusinghieri
Fille a richieder viene,
ma i carmi son d’ Irene
e Fille non li avrá.
Io posso darle un vago
cestin che ordii l’altr’ ieri,
ma i carmi lusinghieri
noi posso, e Amor lo sa.
Fille ne preghi Aminta,
verde garzon trilustre,
che la sambuca industre
fa spesso risuonar.
Ei dona i versi pronti
a chi gli sta dintorno;
ma s’avvicina il giorno
che li saprá negar.