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XVIII
I primi fior son questi
del maggio che ritorna:
prendili, e te ne adorna,
ninfa gentile, il sen.
Io sempre a’ dèi del bosco
li offriva in primavera,
ma Irene allor non era
l’idolo di Filen.
No, non temer che i fauni,
privi del dono usato,
con brutto ceffo irato
ti facciano terror.
Io so che il bosco è pieno
d’ insidiosi numi,
ma so che ne’ tuoi lumi
abita un dio maggior.
XIX
Pace: su questo altare
una colomba uccido,
ardo l’incenso e grido:
— Pace, cortese Amor.
Pace: la bella Irene
è sorda a! nostro pianto.
Cessi, deh! cessi alquanto
l’indebito rigor.
Tu mi ponesti ai labbri
il calice dorato,
ma freddo e avvelenato,
ma incauto il sorso fu.
Tergimi il seno, o Amore,
col tuo celeste mele:
disdice esser crudele
a un fanciullin qual tu.