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XIV
Ecco di Gnido il tempio:
vieni e t’accosta a l’ara.
Un’incertezza amara
è peggio del morir.
Tu che si spesso dici
gran fedeltá serbarmi,
giura su questi marmi,
giura di non mentir.
Ma guarda ben che il loco
ai giuramenti è sacro;
che questo è il simulacro
d’ un nume punitor.
Ah! guarda che se il core
al labbro non risponde,
l’aria, la terra e Tonde
vendicheranno Amor.
XV
Dischiusa è la finestra,
e il sol co’ raggi lieti
indora le pareti
del sacro camerin.
Me lo predisse il core,
e il core non inganna:
la bella mia tiranna
è risanata alfin.
Parti l’acuta febbre,
e il pianto del mio ciglio
rimosse ogni periglio,
e i giusti dèi placò.
Volean punir quell’alma
si barbara e indiscreta;
ma al pianto d’un poeta
resistere chi può?