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XII
Vegliai la notte intera
su le noiose piume,
fin che il diurno lume
10 giunsi a riveder.
Eran le membra tutte
da la stanchezza offese,
e un sonno alfin le prese,
ma torbido e leggier.
Per doppia febbre ardente
11 tuo poeta or langue:
una m’entrò nel sangue,
l’altra nel cor m’entrò.
Tu brameresti estinto
il foco de le vene;
ma l’altro foco, o Irene,
lo brami estinto? Ah, no!
XIII
Ascolta, o infida, un sogno
de la trascorsa notte.
Parevami le grotte
d’Alfesibeo mirar:
d’Alfesibeo che, quando
alza la verga bruna,
fa pallida la luna,
fa tempestoso il mar.
— Padre — io gridai, — nel fianco
ho una puntura acerba;
con qualche magica erba
sanami, per pietá. —
Rise il buon vecchio e disse:
— Fuggi colei che adori:
erbe per te migliori
Alfesibeo non ha.