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Non t’accostare a l’urna
che il cener mio rinserra:
questa pietosa terra
è sacra al mio dolor.
Odio gli affanni tuoi,
ricuso i tuoi giacinti:
che giovano agli estinti
due lacrime o due fior?
Empia! Dovevi allora
porgermi un fil d’aita,
quando traea la vita
ne l’ansia e nei sospir.
A che d’inutil pianto
assordi la foresta?
Rispetta un’ombra mesta
e lasciala dormir.
xi
Seppi che al dubbio lume
de le cadenti stelle
uscisti con le agnelle
dal sonnacchioso ovil.
Seppi che a mezzo il giorno,
stesa su l’erbe folte,
cantasti quattro volte:
«Io ti saluto, o april».
Seppi che Alceo ti diede
un mazzolili di fiori,
dicendoti: — Licori
mel chiese e non lo avrá. —
Seppi... ma dir vorresti:
— Chi t’ha si bene istrutto? —
Amor che vede tutto,
Amor che tutto sa.