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«Ingenium cui sii , cui mens divinior atque os
magna sonaturum, des nominis huiits honorem».

Horatii Satirarum lib. I, IV, 43-44.

I

INVITO ALL’USIGNUOLO

a cantar le lodi del Creatore.

Or che dietro quell’alta ignuda roccia
a la pallida notte il velo casca,
e ride la natura e il germe sboccia,
vieni, o alato cantor, di frasca in frasca.

Vieni, usignuol. Cosi non mai ti noccia
ugna crudele o gelida burrasca;
e la piú tersa e piú soave goccia
del pianto de l’aurora ognor ti pasca.

Vieni, e in quel suon che piú gli affetti molce,
un cantico gorgheggia al Nume immenso,
che in pria tutto creò, che il tutto or folce.

Verdeggi il bosco a chi lo feo si denso,
scherzi l’auretta a chi la feo si dolce,
e i frutti e l’erbe e i fior mandino incenso.